Seconda stazione: Valladolid - Spagna
Valladolid: L’odore di soffritto che s’insinua nelle narici ogni volta che apro la finestra di camera mia, meteorologia intensa di cieli profondi, acquazzoni, freddo da tagliare con la ruota della bici mentre pedali verso l’università oltre il fiume, caldo “da far cadere gli uccelli”. Il bianco delle cicogne balena sopra le vie prima di sparire nuovamente oltre i tetti.
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Il vino delle vigne del Duero, le tapas, il Cafetin, notti nomadi di bar in bar vagando a piedi per strade a misura d’uomo, notti che non ricordo e giorni che ricordo ancora meno. Dicono che gli spagnoli del nord siano più freddi. In questo caso mi hanno ingannato bene perché non mi sono mai sentito tanto parte di un luogo come quell’anno. Delle persone che ho conosciuto ricordo che ridevano sempre. Il festival del cinema. Il carnevale per le strade e le piazze del centro riempe occhi e orecchie, la gente ti trascina per le vie senza che tu possa e voglia decidere una meta. Le processioni inquietanti della Semana Santa. Il cielo vicino e immenso. Le sinuose ondulazioni dell’altipiano tappezzato di campi. Valladolid è in mezzo al nulla. Ma è in mezzo. Per questo qualsiasi città spagnola del nord è a portata di mano.
Autore del testo: Matteo Rossetti (estate 1999)