"…la dimensione sotterranea non è vista come una cantina, ma come un aspetto completo dell'architettura…la spazialità può svilupparsi liberamente in ogni direzione…l'unico punto di riferimento rispetto lo spazio esterno è il cosiddetto piano normale, il livello zero…."
Hans Hollein
Il progetto si propone di "ricucire" e riqualificare le due parti della città di Lecce "fratturate" dalla ferrovia. L'osservazione planimetrica dell'area di progetto, proposta dall'amministrazione comunale, ci ha suggerito di considerare gli spazi delle cave di Marco Vito come dei possibili snodi tra assi predefiniti.
Abbiamo ipotizzato un sistema di assi e cerniere che inizia dal viale della stazione e raggiunge la zona sud fino all'area periferica del poligono di tiro.
L'intervento progettuale si è soffermato nella definizione architettonica dei due assi tangenti alla cava più piccola; scegliendo di riqualificare le zone circostanti con nuovi servizi e percorsi viabilistici, in un contesto ambientale delicato.

Il primo asse, interrandosi, taglia la ferrovia e si trasforma in un nuovo sottopassaggio d'accesso ai binari. Si riorganizzano le funzioni della stazione. Sono ridisegnati i sistemi di risalita, collocate nuove attività commerciali, viene data forma architettonica alle fonti d'illuminazione naturale.
Il secondo asse inizia dalla cava più piccola e riemerge con la stessa strategia architettonica con cui il primo si interra. Si crea un percorso rettilineo sotterraneo lungo la lingua di roccia che separa le due cave più grandi. Numerosi volumi emergono dalla superficie come lucernari o si aggettano come mensole sulle cave. All'interno sono collocate aree di ristoro, negozi, sale espositive, laboratori d'artigianato, ecc., ma la principale funzione è di permettere la discesa nelle cave.

Le due cave più grandi rappresentano testimonianze suggestive e abbandonate che evocano memorie quasi dimenticate. Esse sono verranno recuperate come patrimonio paesaggistico, saranno attrezzate a parco urbano senza (privarle) essere private del carattere di "luogo maledetto".
La cava più piccola assolve la funzione di snodo per i due assi che si innestano. Il primo come un grande antro ricavato per intrusione, il secondo come un volume estruso.
Il collegamento tra loro avviene attraverso una sorta di cunicolo scavato nella roccia che segue e perfora arbitrariamente il margine della cava stessa. Scale, rampe, ascensori dalle forme sinuose ed irregolari rilevano la caratteristica di questo intervento. Una "forma viva" con la funzione limitata di collegamento tra i due assi a "contemplazione" di un fondo disegnato da filari d'agrumi.

Alcuni capannoni ritenuti testimonianze di archeologia industriale sono recuperati per sale conferenze e nelle loro adiacenze è organizzata una stazione di autolinee.
Tra la cava più grande e la ferrovia, lo scavo di un'orma nel plateau di pietra leccese è il pretesto per realizzare uno spazio per attività commerciali, collegato alla stazione ferroviaria e a tutti i nuovi interventi architettonici. La composizione è il risultato di un ribaltamento simmetrico di una figura, per lo più astratta, il cui asse è parallelo alla nuova strada di collegamento. Lo scavo che accoglie i parcheggi a raso lascia immutato lo skyline dalla parete rocciosa. L'organizzazione dello spazio interno consente completa libertà alla disposizione e all'arredamento dei negozi. Nicchie incavate sulle pareti in pietra leccese viva accolgono i corpi servizi, gli uffici e le rampe d'emergenza, ecc. I larghi ma bassi volumi delle coperture, a strutture prefabbricate rivestite con lastre di pietra leccese, diventano elementi di riconoscimento. L'illuminazione a sched e a lucernari (questi ultimi segnano il limite a ridosso della ferrovia) evita qualsiasi bucatura orizzontale dei volumi per creare un effetto scultoreo.