Bagni di Luce
Corpi leggeri, volti rarefatti, forme espanse, eleganti e giocose.
Occhi profondi, come profonda e pulita è l'acqua che li accoglie.
I gesti appaiono naturali e prendono subito un ritmo incalzante.
L'atto del guardare ritrova il proprio contesto, si fa pian piano interrogativo, consapevole, attento, presente. E così si crea lo spazio delle apparenze, delle allusioni, delle emozioni.
Patrizia Savarese, con questa nuova prova fotografica, compie il definitivo salto verso lo sviluppo armonico della continuità . L'ennesima sfida alla rappresentazione della trasparenza sembra compiuta. Non c'è vittoria perché non c'è battaglia, ma c'è passione perché insieme all'acqua raccontata c'è la vita.
La fluidità è per la materia. Il movimento è per la plasticità dei corpi.
Il verde della natura è una speranza in più e la fotografia è ogni volta una nuova scoperta, un'occasione di dialogo e di incontro.
Pur mantenendosi distante dalla logica progettuale dell' estraniamento, l'autrice romana, per dare vita alle immagini di questo calendario Teuco 2003, sceglie un contesto narrativo forte.
Patrizia si colloca a metà strada tra la condizione onirica e la percezione di una realtà altra, sempre filtrata dalla potenza delicata e fragile dell'acqua e, naturalmente, dalla consapevolezza della sua personalissima visione. Messe su carta, queste immagini appaiono come un possibile inventario dei sentimenti. Le cose non emergono per attrito ma per aderenze continue.
Impossibile non pensare al "sillabario" di Goffredo Parise. Un dentro che sembra fuori, un vuoto che sembra pieno. Così come sembra impossibile separarsi dal linguaggio severo di Italo Calvino. Nello spazio immenso delle fotografie di Patrizia c'è tutto il tempo per la memoria impressionante di "Palomar" e per tutte le sue città invisibili.
In questo senso, Patrizia non ha fatto solo delle fotografie, è riuscita a costruire una zona franca, è stata capace, soprattutto, di pensare ad un mondo diverso: sospeso, coraggioso e senza attese.
Alla fine, gli scatti sono come gli attimi della vita.
Momenti da riservare alla contemplazione, frammenti di un tempo da non misurare perché, fra la purezza di quelle inquadrature, c'è una possibilità in più, quella di ritrovare se stessi.
Autore: Denis Curti (critico della fotografia)