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Libia: cronaca di un paese - Sconosciuto (I parte)

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Sto guardando un bellissimo libro in inglese "Libya: The lost cities of the Roman Empire": la memoria torna ai numerosi viaggi, fatti per ragioni di lavoro, da Tripoli fin oltre Bengasi e ritorno (o per meglio dire da Tarabulus fin oltre Benghazi), tra il 1998 e il 2000.
Il libro è bello, pieno di fotografie spettacolose, descrive gli antichi fasti punici, greci, ellenistici, romani, bizantini e la loro storia ma non racconta della terra, della gente, del quotidiano.
Così proverò a raccontare qualcosa di diverso, adatto forse per chi vorrebbe oggi andare in Libia, con un viaggio un po' diverso e, credo, un po' più emozionante. Non parlerò quasi mai, quindi, delle antiche e numerose vestigia di cui il paese è pieno, tranne che per le sensazioni che quelle rovine mi hanno trasmesso durante le ripetute visite, nel tempo libero dal lavoro, né parlerò dei pur fantastici viaggi nell'interno del deserto, che altre persone hanno già raccontato e descritto in svariati libri sulla Libia.

fotografia a colori dell'Arco del Trionfo di Oea, Tripoli (fonte: Libya: The Lost Cities of the Roman Empire)

Marcia di avvicinamento - Il viaggio parte da Roma per Tunisi e Djerba; da Djerba via auto si arriva alla frontiera con la Libia.
Chi vuol sperimentare qualcosa di diverso, secondo me, non deve prendere l'aereo Roma - Tripoli, oggi abbastanza agevole. Deve prendere il Roma - Tunisi - Djerba e da lì entrare in Libia via strada, con un taxi che può contrattare in aeroporto a Djerba o con auto con autista, che è un po' più costoso.
É inutile dire che bisogna ben assicurarsi che il visto sul passaporto e ogni altra carta, in particolare la traduzione del passaporto in arabo, siano a posto e a portata di mano. Oggi questo è normale, ma nel 1999 questo percorso era l'unico modo per entrare in Libia, allora ancora sotto embargo: era un vero viaggio di avventura!
Da Djerba a Tripoli si viaggia per circa 4-5 ore, non bisogna avere troppa fretta: dirò dopo il perchè.
Ben presto si lasciano campi pieni di ulivi e coltivazioni; si passa sul ponte romano, in realtà un lungo terrapieno di pietra, quasi a livello d'acqua, che congiunge Djerba con la terraferma. Si prosegue passando villaggi molto simili ai nostri villaggi siciliani di qualche decennio fa. Il traffico non è insignificante, tuttavia la maggior parte dei mezzi è costituita da camioncini e grossi trasporti. Dopo circa 2 ore di piatto deserto, passato un piccolo paese e prima di un altro un po' più grosso, si incomincia a notare qualcosa di strano: uomini isolati che, fermi sul ciglio della strada, visti da lontano sventolano degli oggetti simili a ventagli; avvicinandosi, si capisce che cosa stanno sventolando: pacchi di banconote, solo di tre tipi, tunisino, libico, il dinaro, e dollaro americano. Sono cambiavalute "abusivi", ma tollerati, che cambiano al mercato nero alla luce del sole. Una volta era un vero business, essendo l'unica via di entrata in Libia, oggi , con la fine dell'embargo, questo "commercio" ha subito un vero tracollo; ma ancora peggio è stato per il commercio al dettaglio di merci, alimentari e non, lungo questa via di accesso, che risulta ormai poco trafficata.
Arrivando al confine, che si trova in mezzo al deserto, si notano subito 2 cose: la piccolezza degli uffici di confine e la grandezza di un capannone proprio a lato; si capisce il perchè solo quando, dopo una lunga attesa per il controllo dei documenti, anche quando non c'è coda di auto - dovuta al fatto che le guardie non parlano nè leggono (o non vogliono parlare o leggere) altro che l'arabo - ti fanno entrare con l'auto nel capannone: lì ti fanno aprire tutti i bagagli, mentre a fianco giacciono ammassate e abbandonate, apparentemente, montagne di merce "confiscata": sacchi di riso, pacchi di thè, patate, zucchero, olio, uova, rape. È tutta roba che i camionisti cercano di far passare per venderla al mercato "libero" in Libia o in Tunisia.

autore: Massimo De Benedetti
pubblicato il : 18-6-2002
miniatura di una carta geografica rappresentante la Libia (fonte: Massimo De Benedetti) Un percorso "fuori norma" per un viaggio già per sua norma insolito, lungo la costa da Tripoli a Benghazi, in un paese che è ancora tutto da scoprire.

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BIOGRAFIE
De Benedetti, Massimo In 35 anni ha visitato per lavoro quasi tutti i paesi musulmani ...

LIBRI
miniatura a colori della copertina del libro 'Libya: The Lost Cities of the Roman Empire' (fonte: internetbookshop.it) Libya: The Lost Cities of the Roman Empire Antonio Di Vita, Ginette Di Vita-Evrard, Lidiano Bacchielli, Robert Polidori
Libia Ham Anthony
La guida presenta le pitture rupestri del Jebek Acacus, le rovine della romana Leptis Magna e della pentapolis greca, i volti più antichi della sabbiosa porta all'Africa che incanta con il Sahara e le sue città d'oasi di mattoni di fango, seduce con gli sfarzosi e colorati mosaici delle moschee ottomane, e con i vicoli e i suq della Medina di Tripoli, città sposa del Mediterraneo per l'eleganza e il candore dei palazzi. Due sezioni sono dedicate ai siti archeologici di Leptis Magna e Cirene; una guida del museo Jamahiriya; i segreti dei popoli indigeni; un utile glossario e una guida linguistica.

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