In questi ultimi anni l'interesse per l'architettura bioecologica ha conosciuto un apprezzabile sviluppo anche in Italia. Le analisi, le ricerche ed i convegni hanno evidenziato come le case moderne siano divenute scatole chiuse, senza ossigeno e soprattutto senza possibilità di scambi verso l'esterno. Frasi come Indoor Pollution e sick building syndrome sono diventate tipiche della nostra cultura moderna. Le esalazioni delle sostanze plastiche, i pavimenti di cemento, le porte e le finestre a chiusura ermetica intrappolano all'interno l'aria viziata e non ci lasciano respirare.
Uno degli obbiettivi centrali dell'approccio biedile, quindi, è la progettazione di edifici che siano in grado di soddisfare prima di tutto le esigenze fisiche, biologiche e spirituali degli abitanti, superando così i limiti della bioedilizia malata. La Baubiologe ha rivalutato materiali e metodi di costruzione naturali e tradizionali, come le strutture in legno massiccio, i blocchi di argilla uniti fra loro con calce e cemento, i tetti di erba, spesso migliorati con ricerche moderne.
In Italia, la Regione Toscana, l'Emilia Romagna e alcuni comuni del Trentino e dell'Umbria, hanno promosso diverse politiche per lo sviluppo della bioedilizia e dell'architettura biologica, inserendo nei loro strumenti urbanistici, principi che comprendono le Direttive Comunitarie.
Fondamentalmente queste politiche di sviluppo si basano su strumenti quali la redazione di innovative tecniche in chiave ecologica, finanziamenti per interventi e realizzazioni con obbiettivi legati alla qualità dell'abitare e dell'ecosistema.
Sicuramente rispettare completamente tali principi sarà molto difficile, soprattutto a causa dell'insediamento urbano preesistente. Ma riuscire già a pensare in modo positivo un ambiente abitativo, rende molto più facile i compiti di chi lo deve costruire.
In collaborazione con Waycasa.net