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![]() Come avrebbe descritto il tempo che viviamo Tolstoi, che sintetizzando sullo spostamento veloce degli individui, diceva: "Il treno sta al viaggio come il bordello sta all'amore…" ? Cosa avrebbe pensato della velocità raggiunta, adesso che bussiamo alla porta dell'ubiquità, alleggeriti ormai dai carichi percettivi e relazionali? Per essere dovunque e per vivere ogni momento in tutti i luoghi, paghiamo consumando valori emozionali e contatti visivi ineguagliabili. I media, contribuendo a ridurre le distanze, evidenziano il nostro 'con-vivere' con esperienze 'semplificate' (il peggio che poteva capitare ad individui relazionanti). Possiamo partecipare in diretta ad ogni istante, essere presenti nel mondo interattivamente secondo un 'ideale panottico' utopizzato e ormai realizzato. Condividiamo le scoperte per migliorare il nostro quotidiano, e accettiamo le minacce che dallo stesso strumento di comunicazione ci arrivano più impetuose che mai. Tra altalenanti 'umori' e debilitate sensibilità, siamo catapultati tra le fauci di tragedie d'indicibile portata come in scoperte meravigliose. Nel 1928 appare lo scritto di Paul Valéry ' La conquista dell'ubiquità', quasi un decennio più tardi FrankLloyd Wright intitola 'Ubiquità' uno degli scritti della sua autobiografia, altri scrittori ne fanno argomento di discussione (W. Benjamin, filosofo tedesco, R.Barthes, semiologo, e nei nostri giorni Paul Virilio). Sperimentiamo oggi l'essenza reale di questo concetto; infatti ci accorgiamo come la velocità soppianta l'attenzione riducendone i termini e scardinandone le fondamenta, mille visioni dello stesso momento nel mondo, piombano in un attimo nel nostro reale e dilagano nel più intimo presente. L'attimo è sconfitto a favore di un'implosione silenziosa, carica di verità simultanee. Si realizza l'ubiquità, la riconosciamo nell'impercettibile 'istante reale di un altrove continuo', che crea. L'uomo a questo punto si trova continuamente 'altrove'. E' strana come sensazione la continua tendenza a spostarsi sia fisicamente sia percettivamente, 'l'essere lì' continuato. Uno stato d'attesa che proietta il proprio io in un altro luogo e quel luogo sarà sentito come presente, in quanto connesso. ![]() 1- L'Arca 173 - Tom Leader Studio, (USA) Riflettendo su Fresh Kills, New York 2002. Per fare questo abbiamo bisogno di sperimentare su scenari possibili, traendo utile aiuto dalle diverse esperienze architettoniche trascorse (è fondamentale) e dai tentativi azzardati di visioni future. Essendo l'elemento dominante del nostro mondo architettonico lo SPAZIO, ed essendo proprio quest'elemento che sta subendo maggiori sollecitazioni derivate dalle trasformazioni comunicative, cercheremo di evidenziare i limiti e le tensioni che esso sopporta. Fluttuiamo in una dimensione in cui l'indecidibilità prevale ed emerge l'allucinante situazione di 'attesa distratta' da altre componenti tutte nuove e tutte tremendamente fascinose. Tutto questo a scapito di un controllo individuale della successione d'eventi secondo un tempo preciso. Ballard avverte sulla presente 'ristrutturazione dello spazio-tempo'. Tutto prevedibile vista la grande guerra dell'uomo, alleato alle macchine, scatenata per risolvere la sua stessa incompiutezza nell'affrontare e capire la sua vera natura relazione con il suo mondo dalla quale a volte fugge. Al testo "La rivoluzione informatica" di A. Saggio mi piace unire anche la lettura de "La bomba informatica" di P.Virilio, senza perdere le evoluzioni poetiche sullo spazio che fa G. Bachelard in "La poetica dello spazio", non tralasciando però riferimenti agli spazi 'coercitivi' 'eterotopici' di M. Foucault o alla frammentazione delle individualità come forma di controllo delle società discusse da G.Deleuze, l'ispirazione positivistica sulle nuove intelligenze di P.Lévy o l'avvertimento della mutazione interstiziale meccanicistica di J.Baudrillard, e documenti come il testo 'Gr' edito dalla cooper & castelvecchi che risulta un manuale ricco di visioni nuove di un'Italia che sperimenta ed è architettonicamente in trasformazione (al link http://architettura.supereva.it/books/2003/200306010/index.htm il testo in questione). Qualcuno ancora sostiene che in questi argomenti non esiste il benché minimo accenno all'architettura! Decidete voi, perché, se è così, vuol dire che il lavoro da fare è ancora più impegnativo. Si chiama 'CATIA' il software generato dalla Dassault Systemes che un tempo serviva a progettare e costruire gli aerei da combattimento Mirage, adottato poi dalla Boeing per il progetto d'aerei civili. ![]() ![]() 4- http://spazioinwind.libero.it/freedom_mind/Mind%20Food/Frank_O.Gehry/Foto%20Gehry10.html Vedete, incastrare forme anatomico-organiche o zoomorfiche di qualunque profilo; una testa di cavallo o un pesce, dei fogli al vento o della lamiera accartocciata, evidentemente è una strada da percorrere, insomma la libertà formale raggiunta può distribuire qualunque piega e concavità, ma il rischio è di trasformare quest'enorme possibilità in un'impasse progettuale! I contenitori costituiti da una maglia strutturale 'grigliata' capace di amplificare visivamente la forma per contrasto rispetto ad un fondo omogeneo, (vedere figure con rispettivi link di approfondimento fig 1,2,3) mostrano una forma illusoriamente libera però 'contenuta'. E' un approccio veramente povero! Rimane una condizione abbastanza frustrante, basare la passionale intenzionalità architettonica solo stabilendo la scala degli omini di riferimento magari ben distribuiti attorno all'aura di un poco probabile 'sublime informatico'. Tutto questo lo conosciamo già, lo abbiamo studiato, digerito, ripercorso e ritrattato ma è capace, sotto altre spoglie, di ri- ri- ripresentarsi. Sappiamo dunque quanto sia 'popolare' tra alcuni degli osannati maestri contemporanei, la tendenza a caratterizzare la trovata architettonica attribuendole del valore aggiunto di perfezione digitale, tale forma "[…] carica l'immagine globale di valori auto referenziali", vedi F.Purini, Il disegno digitale, Quaderni LAR, 3, 1998 pp.19-33. Bisogna riferirsi ad esempi pratici per analizzare e tentare di interpretare alcuni elementi che si presentano con il nostro 'quotidiano' architettonico in preda a sconvolgimenti mediali e trasformazioni comunicative. Questo ci aiuta ad oltrepassare pian piano la linea invisibile tra una realtà fisica relazionale-materiale, connessa alla grande città parallela del mondo delle informazioni, o almeno quello che noi percepiamo di essa, durante il nostro 'normato vivere, relazionale-virtuale. ![]() 7- L'Arca 176 - mNemo TIC space, 1999 LAB[au], laboratory for architecture and urbanism Quando K. Dick creò il romanzo dal titolo Do Androids Dream of Eletric Sheep, dal quale poi Ridley Scott trasse Blade Runner, molte delle invenzioni dello scrittore non passarono (logicamente) al film che pure diventò un cult degli anni '80. In un paesaggio in dissoluzione, Dick osserva descrivendolo, uno stato generalizzato di 'fusione'. Il poeta-profeta della letteratura fantascientifica traduce, in effetti, uno 'stato empatico'. Lo scrittore pone il romanzo in un tempo ed in un luogo (Los Angeles 2020) decaduto nella situazione post-nucleare, in cui l'uso delle armi durante i conflitti ha compromesso l'equilibrio atmosferico producendo piogge acide tanto che a questo stato di angoscia e depressione generale si è provveduto a 'controllare' l'umore umano con invenzioni tipo la 'scatola dell'empatia' che assicura una forma di condivisione delle soddisfazioni dell'individuo e conseguentemente ne distribuisce anche le angosce. Trovo un importante nesso (a parte le piogge acide e i conflitti nucleari, ma solo per quelli) con la nostra realtà, in cui il mondo delle informazioni e la loro velocità di propagazione hanno stretto gli spazi e ha rivoluzionato i tempi di comunicazione producendo, secondo me, una forma esaurientemente simile alla 'fusione' del nostro illuminato scrittore. Alla 'fusione' contemporanea partecipiamo con la continua e immodificabile connessione ad una rete diventata ormai 'struttura'. La terra è ormai diventata così piccola per l'informazione, che tutti soffriamo per le catastrofi e tutti gioiamo per le grandi invenzioni che apportano miglioramenti al nostro vivere. Un discorso affrontato su un mio scritto 'Prossimità di senso inedito' http://www.archandweb.com/scritti/prossimit%C3%A0%20di%20senso%20inedito.htm a proposito di 'intelligenza collettiva' e di 'Corpo senza organi' di sicura vostra conoscenza. La tecnologia, dopo aver avviluppato le coordinate stesse del nostro spazio vitale fisico, si accinge a scombussolare quello che cerchiamo da tanto tempo di 'percepire'. Essa ha saputo con solerte velocità, come era logico che facesse data la sua natura basata sul presente, consumare il passato e sulla base di questo restringere le possibilità di produrre futuro. Convincendoci subdolamente della bellezza di un improbabile risultato ci ha fatto puntare tutti i nostri averi 'sensazionali' ed 'emozionali' sul 'numero' del presente come unica possibilità di conquista assoluta del momento che vivevamo. Il presente è stato disgregato e frammentato colmando i nuovi spazi da realtà troppo veloci da essere umanamente percepiti. Ora abbiamo ottenuto un presente carico e sovra esposto, sconvolto da enormi verità che viaggiamo parallelamente, capaci di presentarsi simultaneamente. E' praticamente imploso l'attimo presente, deformando se non rovesciando, i nostri criteri di giudizio e mantenendoli pericolosamente sospesi. Rinnovo un elogio alla materialità e all'espressività di testure e corpi di natura diversa del mondo esistente e rinnovo un'entusiasmante apprezzamento delle possibilità di nuove configurazioni architettoniche nate da scoperte derivate da ricerche informatiche. Sono trasformazioni interstiziali che si rivelano, nell'indifferenza generale, in una società che per molti rimane ancorata a principi (illusoriamente) sicuri. Un programma che ci permette di progettare può comportarsi come un 'simulatore' di spazio? La soluzione trovata asintoticamente descrive un' immagine impoverita di esso. Cio che accade lo sappiamo tutti: invece che nello spazio, si cade nella trappola di forme inconsuete anche interessanti (poche), ma molte molte banalità per la maggior parte calligrafismi di matrice pop-digitale. Il presente purtroppo è imploso, portando con sé l'attenzione come unica illusoria possibilità di recupero di un tempo che l'informazione, lo sappiamo, non genera. Regalato il presente all'informazione mediale, le azioni distribuite secondo una successione temporale sono diventate shoch simultanei. L' invenzione cinematografica, poi televisiva e ora digitale ha frapposto tra il nostro organo relazionante per eccellenza e il mondo reale una componente nuova. Un'estensione visiva come un telescopio che indaga stelle lontane, o un periscopio che spia in incognito la linea della terra rispetto alla sua posizione sottomarina. Si tratta di un'estensione che accorcia le distanze tra la posizione dell'osservatore e l'oggetto in questione. E' una dimensione 'oltre', diversa dalla scala calibrata per l'umano 'osservare', diversa dalle possibilità visive naturali. Ritengo complessissimo rilevare i fenomeni che vengono generati quando un individuo osserva un oggetto (scultura o qualsiasi elemento che stimola la curiosità), ma la più difficile da interpretare, immaginiamo quando l'oggetto allora non esiste nello stesso luogo dell' osservatore ma ne percepisce l' immagine 'virtuale'. Quando un anno fa parlavo in un articolo dal titolo 'Lo spazio… delle riflessioni', e ne 'La soglia in dissolvenza: http://www.buildlab.com/158/297.html descrivevo come l'elemento trasparente prendeva piede nella progettazione e che avrebbe descritto lo spazio abitativo ispirando nuove idee per le partizioni interne contribuendo esso stesso a descrivere supporto per una finestra 'attiva', in diretta sul mondo proiettando in casa i diversi scenari e le diverse atmosfere di altri luoghi lontani. Anche in questo caso l'uso smisurato del vetro e della trasparenza ripreso in 'Relazioni e segni elettivi …sottovuoto!' http://www.buildlab.com/161.html,ha avuto il suo tempo d'interesse, certo che con l'aumento della temperatura esterna sarà uno strumento edilizio usato solo nella partizione interna, mentre all'esterno avremo gusci stratificati come enormi testuggini che già fanno parte della pratica architettonica (vedi lavori di M.Chiattone nel periodo del Futurismo oppure Renzo Piano nell'Auditorium a Roma e altre esperienze che sarebbe interessante indagare, questi due sono infatti gli estremi di un lavoro che sarebbe affascinante da indagare). ![]() 10- immagine tratta da Materia n 41, maggio Agosto 2003, pag.22. Le partizioni interne costruite con diversi tipi di vetro contribuiscono ad evidenziare una piacevole dissoluzione strutturale rendendo più libero il movimento sia fisico sia percettivo nei nostri interni (sembra normale come discorso ma è fondamentale per la qualità della vita). Sarò più chiaro; appare evidente che le direttive di progettualità architettonica si stanno limitando a discutere il lato più banale rispetto alle loro possibilità multimediali d'intervento. Invece le ultime trovate tecnologiche non riescono ad uscire da una soluzione che ormai è diventata di 'maniera'. Bolle di vetro ibride in vuoti atmosferici lunari (mi ricordano alcune opere del pittore che, già nella seconda metà del '400, - vedi il dipinto 'il giardino delle delizie'-, presagiva atmosfere e trasparenze avanguardistiche), gocce fuori scala che compaiono dappertutto nelle città e sulle cime delle montagne, architetture che si 'sciolgono' in cerca di una forma; anche qui la tecnica ripetitiva delle presunte 'forme libere' produce assonanze, sembrerebbe una resa incondizionata (indecidibilità o fase di transizione?). Ad una forte tecnologia strutturale e comunicativa non corrisponde una travolgente passionalità formale. Le parti meccanico-organiche si stanno trasformando in parti digitali-anatomiche e alcuni degli ultimi progetti sembrano quasi delle 'ecografie tridimensionali' abitabili; penso allora ai 'ventri di architetti' renderizzati o cistifellee o fegati ingigantiti, e visceri ingombranti; più che una sperimentazione architettonica, sembra un viaggio nel corpo umano, insomma una fase surrealista forse per preparare la tavolozza tecnologica-formale di una probabile architettura.. S'indaga praticamente un 'altrove' digitale (conferma delle possibilità fantastiche ed entusiasmanti) e dopo un largo giro di sperimentazione e di forme si tornerà, ne sono certo, a mettere l'individuo unico centro di una reale energia vitale fatta di movimenti fluidi e traslazioni orizzontali che determinano le importanti 'relazioni' prettamente umane di cui abbiamo sempre parlato. Si arriverà ad un 'picco' formale poi la ricerca guarderà, spero presto, a forme meno anatomiche e più legate ad un concetto costruttivo quindi più architettonico. Vorrei che si riflettesse proprio su questo infatti, quando la forma progettata lascia per magia architettonica la 'memoria' del computer oltrepassando ,immaginiamo, la barriera trasparente dello schermo, attuando così quella 'sublimazione al contrario', dal virtuale al reale, dall'astratto al concreto, c'è qualcosa che cambia, che inibisce la creazione, debilita l'immagine e degrada la forma. Ebbene, è la mancata consapevolezza del controllo informatico dell'unico elemento capace di creare e generare l'architettura e che lo schermo non può riportare né controllare; lo spazio. ![]() 12- L'Arca 174 - HOV_ David Ramponi, Museo delle emozioni ![]() 15 - foto da L'Architettura n. 524, la ricerca fotografica di FABRICA, il centro di ricerca sulla comunicazione, creato da Oliviero Toscani nel 1994. L'architetto allora, con la sua la penna ottica di uno scanner tridimensionale muove nello spazio la sua mano creando segni che vengono avviluppati e rinchiusi nella memoria del computer e trasformati in numeri per poi ricomparire come possibile soluzione abitativa, da qualche altra parte nel mondo. Una magia che ha da tempo aperto nuove visioni già abbondantemente sperimentate, già all'orizzonte si vedono i primi cambiamenti. Nuove idee in cantiere, nuovi generi di programmi, strumenti ora essenziali per parlare di spazi 'altri' e di architetture proponibili e probabili. E' importante connettersi, confrontarsi, maturare, sperimentare nuove soluzioni. La natura ci ha insegnato: la relazione come parola magica che ha fatto nascere bellissime architetture nel secolo passato, ora ci sussurra la prossima che è fondamento di novità, di spazio ,di energia diversa, sinonimo di tutte queste cose e l'ineguagliabile iniziatica matrice di ricchezza: la differenza. |
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