La grande varietà dei paesaggi e l’immensa ricchezza artistica, unite alle suggestioni letterarie ed alle immagini pittoriche che si hanno negli occhi, fanno della Toscana un luogo quasi metafisico.I casali con i cipressi, la fertile campagna con i poderi ben assettati, le colline incise da calanchi, quelle ricoperte da boschi, gli antichi borghi aggrappati alla roccia sono oasi di quiete e armonia, al di fuori delle affollate città d’arte.
Uno di questi luoghi di pace è l’abbazia di san Galgano, nel Comune di Chiusdino, 33 km a sud ovest di Siena. Da Siena si imbocca la statale n. 73 per Roccastrada, dopo Rosia al bivio si lascia questa via e ci si immette sulla statale 441, per Follonica. Dopo circa 2 km sulla sinistra è indicata l’abbazia di San Galgano.
In gran parte diroccata, con l’imponente interno a tre navate scoperchiato, la abbazia conserva una grandiosità solenne che lascia intuire l’antica bellezza. L’edificio si staglia maestoso nella solitudine della campagna silente, ed è l’esempio più caratteristico dello stile gotico cistercense in Italia, dopo l’abbazia di Fossanova sui monti Lepini (Latina). Uno stile piuttosto inconsueto in Toscana , che testimonia le origini francesi dei monaci che la costruirono, a partire dal 1224.
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L’abbazia prende il nome da Galgano Guidotti, nobile cavaliere nato a Chiusdino nel 1148, che a vent’anni si spogliò delle sue ricchezze e della vita dissoluta e si dedicò alla predicazione nei territori di Siena. Narra la leggenda che quando tentò di spezzare la sua spada contro una roccia, in segno di rifiuto della guerra, il ferro venne inghiottito dalla pietra in modo da lasciarne uscire l’elsa a simbolo della croce. Galgano interpretò questo miracolo come un segno divino, si ritirò da eremita sul monte Siepi, e dopo un anno morì per gli stenti della vita ascetica. Era il 1181, e ad Assisi nasceva San Francesco.
Altri eremiti agostiniani avevano cominciato a frequentare il monte Siepi, luogo che attirava anche il popolo per le doti taumaturgiche che venivano attribuite a Galgano. La sua tomba divenne luogo di visita dei pellegrini che percorrevano la via Francigena, e per volontà del vescovo Ugo dei Saladini fu eretta una cappella funeraria. Nel 1185 Galgano fu canonizzato da papa Urbano III, durante l’episcopato di Ildebrando Pagano Pannocchieschi, che donò gli arredi per l’abbellimento della cappella.
Nel 1201 il vescovo Ildebrando chiamò a monte Siepi i monaci cistercensi di Casamari, che realizzarono subito una prima abbazia che divenne importante e ricca, grazie alle donazioni dei devoti. Con il passare del tempo la prima abbazia divenne piccola per i numerosi monaci, e ne fu eretta una nuova, più a valle, vicino al fiume Merse, ove oggi si trova. Diventò ben presto assai potente, tanto da riscattare i beni di tutte le abbazie benedettine dei dintorni e di assumere vaste proprietà nei territori di Siena e di Grosseto. I suoi monaci godevano di enorme prestigio, erano giudici, medici, notai, architetti, e diedero alla Chiesa vescovi e Santi. Alla fine del XIV secolo l’abbazia fu saccheggiata due volte dalla compagnia di ventura di John Hawkwood, fu male amministrata e cominciò la sua decadenza, fino alla rovina nel XVI secolo. La soppressione degli Ordini religiosi disperse gli ultimi monaci. Nel 1722 si aprirono grandi crepe, nel 1786 cadde il campanile e poco dopo crollò del tutto anche il tetto.
Ma proprio questo rende ora l’abbazia un luogo di grande incanto, con la navata centrale immersa nella luce, a contatto diretto con il cielo. La pianta della chiesa è a croce latina, con l’abside rettangolare, ed il rivestimento è in travertino e mattoni.
La facciata, incompiuta, ha tre portali con archi a pieno centro. La struttura dei fianchi è stupenda, si apre in monofore, alcune sormontate da oculo, e bifore ogivali.
Nel fianco sinistro sono evidenti i frammenti della decorazione che ornava gli oculi e le bifore, e la grande finestra nella testata del transetto.
L’abside ha due ordini di monofore, un grande oculo in alto, ed uno più piccolo.
Un altro grande oculo si apre nella testata del transetto destro.
Il grandioso interno, lungo 69 metri, è diviso in tre navate da 16 pilastri cruciformi con 4 colonne incastrate ad un terzo. Le arcate sono tutte a sesto acuto, ed il prato invade la zona pavimentale.
Anche il transetto è a tre navate, ma quella ad est è trasformata in 4 cappelle, due a due laterali alla cappella maggiore, con abside rettangolare.
Sulla destra della chiesa si trova il monastero, di cui restano la sala capitolare con due belle trifore e tre monofore, divisa in due navate da tozze colonne, l’ampio refettorio, restaurato, con soffitto a volte, e una parte del chiostro, ad arcate su doppie colonne.
Sulla vicina collina di monte Siepi sorge la primitiva chiesetta dell’eremo di San Galgano, romanica, a pianta circolare, con piccolo campanile a vela. Al centro è posto il masso con l’elsa della spada che sporge. Nella annessa cappella, dei primi del ‘300, restaurata, vi sono alle pareti splendidi affreschi di Ambrogio Lorenzetti. Nella parete di fondo Madonna con Bambino Angeli e Santi, in basso Eva adagiata, e l’Annunciazione. Sull’altare Madonna con Bambino, statua lignea di scuola senese, attribuita a Ramo di Paganello.