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pagina stampata il 26-11-2010 [www.buildlab.com]

miniatura della fotografia a colori di un Dammuso a Pantelleria (fonte: digilander.iol.it/isoladipantelleria/main.htm)

L'isola del vento, dei dammusi, nido d'uomini

autore: Massimo De Benedetti [email: massimo.db@libero.it]
pubblicato il : 3-11-2001
Una presentazione dell'isola più "africana" d'Italia secondo un'ottica "fuori dal coro" e attenta alla sua peculiarità architettonica di ieri come di oggi: il Dammuso.

Da una decina d’anni, Pantelleria, terra italiana più vicina all'Africa che all’Europa, ha iniziato a circolare con notevole frequenza su tutti i mezzi d’informazione, anche fuori dell’ambito nazionale.

fotografia a colori di un panorama di Pantelleria capoluogo (fonte: libro "Io, tu e Pantelleria")

Inizialmente è comparsa sui giornali per le assidue frequentazioni dei vari V.I.P. della moda, dello spettacolo, della politica, vedi i vari Armani, Sting, Depardieu, Ornella Muti, Fabrizio Ferri, la Boniver e molti altri ancora). Successivamente, e sempre con maggior frequenza, hanno iniziato a comparire sui giornali di moda e d'architettura d'interni, servizi fotografici sulle 'case di vacanza' di molti di questi personaggi, tutte bellissime e nascoste, lussureggianti di fiori e piante grasse, e sparse un po' dappertutto sull'isola. Infine, le varie televisioni hanno mostrato, più volte e sotto vari punti di vista, le peculiarità, incredibili per certi versi e tutte affascinanti, della storia, dell’archeologia, dell’architettura e delle risorse culturali e sociali di quest’isola veramente unica.
Chi ha seguito questa 'escalation' di interesse, o si è affrettato a "venire a vedere" se tutto quanto letto e visto alla televisione è proprio vero, o vorrebbe farlo in un futuro non lontano.
Per questa ragione ho voluto buttar giù qualche "appunto di viaggio" filtrato attraverso l'ottica di uno che ormai , dopo dodici anni di frequentazione nell'arco di tutte le stagioni, non si considera più un "turista" ma un "quasi abitante" o "pantesco" come si chiamano gli abitanti di Pantelleria.

fotografia a colori di Gadir con i caratteristici terreni a terrazza coltivati ad uva zibibbo (fonte: space.tin.it/clubnet/rosnigr)fotografia a colori del faraglione (fonte: space.tin.it/clubnet/rosnigr)fotografia a colori del lago specchio di Venere (fonte: space.tin.it/clubnet/rosnigr)

Per prima cosa:
arrivare a Pantelleria è disagevole e non proprio semplice, soggiornarvi può esserlo; chi supera il primo impatto, però, non vorrebbe più ripartire. Ho visto molti spargere qualche lacrima, alla partenza. Risparmi i suoi soldi chi cerca divertimento, animazione, spiagge, ozio!
Infatti, a meno che non si voglia scegliere un soggiorno in uno dei due attrezzatissimi complessi esistenti sull’isola, che organizzano vacanze tipo "Club Mediterraneé", la permanenza nell'isola è faticosa ed intensa: il mare bisogna raggiungerlo e conquistarselo, spesso a piedi, le strade sono tutte a saliscendi, il vento è una costante e ti disturba , il sole è cocente.
Potrei dilungarmi ancora sui lati "scomodi", lo faccio sempre con chi mi chiede dell'isola, anche perchè anch'io ebbi, undici anni fa un primo impatto negativo; ma subito dopo, superata la stanchezza del viaggio e lo stress della prima sistemazione, il turista "intelligente" coglie immediatamente i primi messaggi positivi: la quiete, come prima cosa, ancor più se in primavera o in autunno; i colori, come seconda,dal rosa delle bouganvillee alle varie tonalità dell’ibiscus, rosso, bianco, giallo, viola, al verde della macchia mediterranea; e poi i profumi (la zagara, il limone il rosmarino, i profumi dell’uva zibibbo appena raccolta) e i sapori, gustati nelle varie trattorie dell’isola, non tantissime in verità ma tutte fantastiche.
Tutto ciò può ben considerarsi, in verità, un "preliminare" al vero piacere di una vacanza con la "V" maiuscola. A parte questo, però, devo confessare che, nel mio caso, il colpo di fulmine colpì all’imbrunire, col sole da poco completamente scomparso in mare: al primo buio e quindi al primo accendersi dei lampioni lungo le stradine dell’isola, il paesaggio già di per sè molto coinvolgente, cambia completamente. La prima volta che mi trovai in tale situazione, (ma ancor oggi la cosa si ripete )ebbi l’impressione di immergermi in un enorme presepe vivente: le montagne, le stradine, le lucine nelle case, le palme, i muretti a secco, gli asini, le pecore, i pastori, le grotte.......e soprattutto le case , o meglio le cupole arabeggianti delle case.
Fu allora che mi imbattei per la prima volta nel dammuso, la "casa" originaria, autoctona di Pantelleria, che esiste soltanto a Pantelleria.Può valer la pena raccontare brevemente la genesi di questa abitazione, che si perde nella notte dei tempi, ma che ancor oggi viene realizzata, se possibile, con gli stessi sistemi costruttivi di migliaia di anni fa.

fotografia a colori di un dammuso in località Kania (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')fotografia a colori di dammusi in collina a Suvachi (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')

Il dammuso nasce per esigenze pastorali e di coltivazione: i pastori e i contadini che andavano in montagna (Montagna Grande, 836 m.) o nelle piane per la coltivazione del cappero e dello zibibbo avevano bisogno di ripari per sé e l'asino, per gli attrezzi e per rimanervi alcuni giorni: ecco quindi le prime costruzioni in pietra lavica, a secco, con i tetti a cupola, impermeabilizzati con calce, tufo e pomice e "lattati" cioè verniciati di bianco con calce per mantenere l'impermeabilizzazione e per pulizia, che convogliano l'acqua piovana verso una canalizzazione che termina nella cisterna, in genere parzialmente interrata, anch'essa costituita da grossi blocchi di tufo.
In questi ambienti, piuttosto piccoli (al massimo 5-6x6 m.) convivevano uomini ed animali; al fresco, con muri anche di 2 metri di spessore, d'estate, al caldo, col fuoco che ardeva nel "cuffularu" (termine che significa 'forno-cucina'), d'inverno.
Nei secoli, col progredire dell'urbanizzazione, anche a Pantelleria gli originali dammusi diventano dimore stanziali, sia nei borghi principali e contrade dell'isola, (tutti o quasi con nomi di matrice araba: Rekale, Kattibuale, Bukkuram, Kazen, Khamma), sia nelle zone di campagna. Il dammuso si adegua alle esigenze della famiglia: più stanze, e poi cucina, bagno, etc.. Le cupole dei tetti sono tante quante sono le stanze che compongono il dammuso; dette cupole formano all'interno le volte che possono essere a capanna, a botte, a crociera e a vela, con lunette o a volta reale.
Tali coperture aumentano l'altezza dei locali, non intaccando le proporzioni di ciascun vano e contribuiscono con la loro tipologia oltre che per i loro costituenti (pietra e tufo) a mantenere fresco l'ambiente.
Ogni ambiente del dammuso ha un nome in lingua locale, il pantesco, che si può ritrovare nelle raffigurazioni allegate.

disegno in bianco e nero del dammusu (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')disegno in bianco e nero del prospetto e della sezione frontale del dammusu (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')

Importanti, nell'economia della famiglia pantesca e quindi dell'isola(che è un'economia prettamente agricola e di allevamento, non basata, quindi , sulla pesca) diventano alcuni spazi "esterni" alla costruzione vera e propria:
-la cisterna: unico serbatoio d'acqua, da cui attingere col secchio o con autoclave
-u stinnitùri: superficie rettangolare inclinata per l'essicazione dell'uva zibibbo
-l'àira: superficie rotonda sulla quale un mulo bendato girava per la trebbia
-u macasénu: magazzino per gli attrezzi e per i prodotti della terra
-u palaméntu: magazzino per la conservazione del vino
-u passiatùri: terrazzo contornato da sedili di pietra(le ducchéne) con muretto e spalliera

fotografia a colori di un dammusu con aira (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')

Molte altre cose si potrebbero dire su questo vero "nido d'uomini", ma non vorrei eccedere, invitando chi fosse appassionato o semplicemente curioso sull'argomento a chiedere maggiori informazioni al sito........... o, perchè no?, a visitare l'isola.
Un piccolo corollario va fatto, tuttavia, sull'approccio a questo tipo di costruzione da parte delle imprese edili d'oggi : una serie di motivi, per la maggior parte di pura speculazione, ha indotto da molti anni ormai alcuni costruttori 'sbrigativi' ad utilizzare tecniche e materiali moderni per la costruzione dei dammusi. In particolare si fa largo uso dei cosiddetti "blocchetti" di cemento forati, per i muri perimetrali e di casseforme in vetroresina, prefabbricate, per formare le cupole.
Il risultato economico è innegabile ed esteticamente non ci sono grosse differenze. I problemi vengono ai proprietari, inquilini e turisti che ci vanno a vivere, d'estate come d'inverno: caldo all'interno invece di fresco,d'estate, umido e macchie di muffa e freddo, d'inverno.

disegno in bianco e nero della pianta del dammusu (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')

Per fortuna la gente si è fatta più accorta e chi investe in una casa a Pantelleria, soprattutto per chi viene da fuori, sta generalmente molto attento; così come quasi sempre sta attento a rispettare l'ambiente circostante, di cui il dammuso è parte integrante. In effetti una delle cose che più piacevolmente sorprende è il notevole rispetto che il turista, anche chi rimane per poco, ha della natura che lo circonda: si vede abbastanza spesso gente con i sacchetti di plastica con i rifiuti, non abbandonati per strada, le coste sono decisamente pulite, il mare pure.Un ultimo frettoloso cenno, rimandando chi vuole alla visita dell'isola, vale la pena venga fatto ai Sesi.
In pantesco dicesi "sése" qualsiasi cumulo di pietre. I Sési a cui faccio riferimento, in contrada Mursìa, sono monumenti megalitici, sicuramente tombe multiple, che si suppone possano essere state costruite nel periodo neolitico circa 5000 anni fa da un popolo lì stanziatosi durante le prime immigrazioni (Pelasgi-Tirreni o addirittura Siculi).

fotografia a colori della zona pietrosa dei Sesi (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')fotografia a colori di una delle entrate del Sèse (fonte: libro 'Io, tu e Pantelleria')

La loro costruzione, che si intravede nella foto e nel disegno in sezione, è di tipo "a spirale", crescente verso l'alto, ed è rigidamente realizzata con pietre a secco.

disegno in bianco e nero della pianta e della sezione del \'Sèse grande\' (fonte: libro \'Io, tu e Pantelleria\')

I Sési, e in particolare il cosiddetto 'Sese Grande' o 'Sese del Re', hanno sofferto, almeno fino alla seconda guerra mondiale, un destino di abbandono: come nel Medioevo, servivano come cava per utilizzo dei materiali, le pietre. I massi venivano semplicemente asportati e recuperati come materiali di costruzione. Poichè, per fortuna, le aree interessate non erano di agevole accesso e le attrezzature erano limitate, lo scempio non si è potuto completare e nel dopoguerra almeno il Sese Grande è stato restaurato. L'impressione visiva è forte : tuttavia, molto vicino a queste opere di 5000 anni fa, alcuni nuovi "dammusi" in blocchetti di cemento, la cui costruzione è stata per fortuna, bloccata, ricordano al turista intelligente che l'attenzione contro gli scempi , anche in questa isola di sogno, non va mai allentata.


COLLEGAMENTI
miniatura a colori della cartina di Pantelleria (fonte: libeccio.it/pantelleria) libeccio - Pantelleria
indirizzo web: http://www.libeccio.it/pantelleria/
Sito su Pantelleria. Vi si trovano informazioni turistiche e storiche
miniatura a colori della cartina di Pantelleria (fonte: digilander.iol.it/isoladipantelleria/) isola di Pantelleria
indirizzo web: http://digilander.iol.it/isoladipantelleria/
Sito su Pantelleria. Contiene informazioni turistiche e indicazioni sui luoghi da visitare
Pantelleria - La perla nera del Mediterraneo
indirizzo web: http://space.tin.it/clubnet/rosnigr/pantelleria.html
Sito su Pantelleria, ricco di foto dell'isola

LIBRI
miniatura a colori della copertina del libro 'Io, tu e Pantelleria' (fonte: 'Io, tu e Pantelleria'  di Rosanna Gabriele) Io, tu e Pantelleria
Rosanna Gabriele
(1993)
Rosanna Gabriele ricostruisce e approfondisce gli avvenimenti degli ultimi quarant'anni a Pantelleria descrivendo le bellezze dell'isola, dal paesaggio al cibo.
miniatura a colori della copertina del libro 'Pantelleria u jardinu' (fonte: 'Pantelleria u jardinu' di Brignone Francesco; casa editrice: Flaccovio Dario) Pantelleria u jardinu
Brignone Francesco
Palermo (2001)
libro sui giardini di Pantelleria con riferimenti alla sua cultura architettonica e dei suoi abitanti.
miniatura a colori della copertina del libro 'Pantelleria' (fonte: 'Pantelleria' di Magni Laura, Di Felice Massimo; casa editrice:  UTET Libreria) Pantelleria
Magni Laura, Di Felice Massimo
(1997)
Una guida per scoprire i mille volti della selvaggia Pantelleria, l'isola-nave, l'isola-calamita, l'isola-luna del Mediterraneo.
ISBN: 8870059782

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