Situata 300 km a sud-ovest da Tripoli, tra Maghred e il cuore dell'Africa, Gadames è un labirinto di ombre perdute sotto il sole, complesso di case dalle mure imbiancate con tronchi di palma e mattoni di fango seccati al sole, ottenuti con un misto di terra e calce. Vista dall'alto è un continuo altenarsi di pinnacoli e terrazze a piani leggermente sfalsati.
La configurazione spaziale di Gadames è unica. Gli stretti ed oscuri corridoi sono integrati nell'architettura delle dimore. Al piano terra sono principalmente usati dall'uomo. Le donne circolano al livello dei tetti in cui possono muoversi liberamente da un terrazzo all'altro. Quel che se ne ricava a colpo d'occhio è una topografia parcellizzata in un dedalo multiforme, una singolare commistione tra l'opera di una bizzarra mente urbanistica e la mano felice e spensierata di un artigiano.
Nel 1936 il giovane milanese Carlo Enrico Rava, dopo il ritorno da un viaggio scrisse 220 pagine estasiate ed enfatiche, dal titolo “Ai margini del Sahara”. L’itinerario aveva come riferimenti uffici postali e telegrafici, stazioni di regi carabinieri e guardigioni di meharisti, cavalieri che conducevano i mehari, veloci dromedari dal manto bianco. Oggi Gadames con i suoi 11 mila abitanti, è protetta dall’Unesco, unica città - oasi perfettamente conservata risultato di secoli di aggiunte realizzate su modelli e schemi tradizionali.
La parte vecchia si sviluppa quasi tutta al coperto, per difendere gli abitanti dalla calura e dai venti. E la tecnica di costruzione è un vero manuale di coibentazione: se nel pieno dell’estate ci sono 45 gradi centigradi, nelle case e nei vicoli la temperatura non supera i 25-30 gradi. Oggi quasi nessuno abita nella città vecchia. La popolazione odierna preferisce le comodità della città nuova costruita negli anni ’70.
La città vecchia è ancora divisa in sette quartieri, appartenenti ad altrettante famiglie storiche, ognuno ha la sua moschea, la sua piazzetta per riunioni e feste. I turisti pagano cinque dinari per visitarla, la strada principale detta Jerassan, è una fuga prospettica fatta di ombre e di luci che piovono da lucernari collocati ogni 10 metri. Tutti conoscono i toponomi di strada e incroci a memoria. La luce elettrica è arrivata solo nel 1952. Ogni tanto si incontrano per le strade porticati decorati con altorilievi in gesso con motivi e scritte in arabo.
Alcuni appartamenti sono aperti ai visitatori, vale la pena varcarne la soglia per imbattersi in pareti imbiancate a calce con decorazione in rosso e verde, specchi, lunghe file di coppe in ottone, mentre alle pareti sono appesi pelli di capra conciate e tinte. E se la città all’esterno è monocromatica sulle tonalità dell'ocra, le case all’interno sono colorate e allegre, una meraviglia per gli occhi.
Gadames è uno degli esempi più affascinanti di architettura vernacolare nell'Africa del nord. L'ambiente relativamente sviluppato ha una qualità architettonica unica che soddisfa le esigenze sociali, culturali ed economiche dei relativi abitanti. E' importante capire e considerare il rigido clima del deserto, integrare lo sviluppo degli edifici con lo stile di vita, la cultura islamica e i bisogni della popolazione.