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Il mondo in una stanza - Le parole e le cose III

località: Milano
inizio: 16-10-2002
conclusione: 02-02-2003
realizzazione: Triennale di Milano

Collezione Permanente del Design Italiano "Le parole e le cose III"

Il mondo in una stanza; quando gli oggetti hanno nomi di luoghi.

La mostra "Il mondo in una stanza" conclude il ciclo "Le parole e le cose", che ha esplorato il rapporto tra i nomi e gli oggetti del design.

Anche in questo caso, come nelle due precedenti mostre (Non sono una signora e Animal House), una ricerca preliminare ha consentito di individuare e mappare un insieme molto cospicuo di oggetti del design italiano che portano un nome di luogo (alcune centinaia, più che nei due insiemi individuati come base delle due mostre precedenti).

A parte alcuni casi clamorosi di nominazione geografica scelta come precisa strategia di marketing aziendale (il catalogo Danese pullula di prodotti con nomi di isole, Memphis ha scelto di chiamare numerosi oggetti con nomi di luoghi esotici o di grandi alberghi internazionali), l'insieme questa volta è meno omogeneo di quelli proposti nelle mostre precedenti, o quanto meno presenta una maggior pluralità e quantità di figure: si va dagli oggetti che assumono come nome il tipo o il modello architettonico a cui spesso assomigliano (la caffettiera La Cupola, il tavolo Colonnato, la seduta Capitello) a quelli che adottano e fanno proprio il nome di una città, indifferentemente vicina (la sedia Milano, la lampada Sanremo), o lontana (il tavolinetto Kyoto, il divano Tangeri), via via fino agli oggetti che operano un ingrandimento nominalistico di scala evocando un carattere morfologico del paesaggio o dell'ambiente naturale (la lampada Atollo, il divano Lido) o addirittura assumendo il nome esotico di un'isola (la lampada Bali, il tavolo Lipari) o di uno stato (il vaso Yemen, la poltrona Louisiana).

La varietà, a ben guardare, è tutt'altro che gratuita e risponde a una logica precisa: si va dal piccolo al grande, dal tipo alla città, dall'elemento morfologico fino all'isola e allo stato. Quasi a voler abbracciare l'esternità nella sua interezza e pluralità, la nominazione a vocazione geo-architettonica si dipana secondo una tattica inclusiva che non trascura nessun aspetto del mondo, e tutto lo imbriglia e lo lega in una fitta rete di relazioni.

Avere il mondo in casa, dunque.
Come trasferendo anche sul piano simbolico quel processo di miniaturizzazione che ormai da tempo investe gli oggetti d'uso a forte connotazione tecnologica, gli oggetti di design che portano il nome di un luogo operano sul mondo (sull'idea che ne abbiamo, sul rapporto che intratteniamo con le sue forme, i suoi spazi e le sue geografie) una sorta di reductio affettiva, di avvicinamento emozionale, di contiguità surrogatoria. Un modo come un altro per esorcizzare la deterritorializzazione disorientante della società globalizzata coprendo l'unico spazio ancora certamente nostro (la casa, l'intérieur domestico) con una segnaletica allusiva fatta di nostalgie urbane, indicazioni geografiche e morfologie architettoniche dall’identità molto marcata.

Curatore: Silvana Annicchiarico
Allestimento: Giancarlo Basili
Grafica: Daniele Mastrapasqua

Inaugurazione: 15 ottobre 2002 ore 18.30
16 ottobre - 2 febbraio 2003
Orario: 10.30 - 20.30, continuato, chiuso il lunedì
Ingresso: libero

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