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| pagina stampata il 26-11-2010 [www.buildlab.com] |
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Gli ebrei hanno abitato il tempo |
| autore: Vanni Pasca e Ely Rozenberg [email:
oz.studio@tin.it] pubblicato il : 15-10-2002 |
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| Tra i lavori presenti nell'edizione di "Industrious Designers" 2002 vi sono diversi progetti del gruppo Zag e Creo (Scitex), due ditte israeliane che producono oggetti funzionali di alta qualità, la prima nel settore degli utensili, la seconda in quello della fotografia, stampa e scansione digitale. |
Gli ebrei hanno abitato il tempo
(E. Loewenthal – L'Ebraismo spiegato ai miei figli)
Un anno fa la Fiera di Verona – Abitare il Tempo ha ospitato la prima mostra collettiva di design israeliano "Industrious Designers".
Questo evento ha rappresentato una svolta molto importante nella storia del design israeliano poiché per la prima volta sono state messe insieme le diverse esperienze di design esistenti nel paese, riunite per una prima collettiva da presentare all'estero.
Dall'Italia, centro mondiale del design, la mostra è stata accolta successivamente in vari paesi, Repubblica Ceca (Praga), Paesi Baltici (Riga e Vilnius) e in Germania a Francoforte - Tendence 2002.
Questa collettiva ha dato l'opportunità di pensare e riflettere sul tema del design in Israele: esiste un'identità israeliana riconoscibile ed identificabile? Cosa la caratterizza? Qual è la sua specificità? Come si situa nel panorama del design contemporaneo?
Nel panorama mondiale ormai globalizzato rimane poco spazio per le identità locali specialmente per quanto riguarda alcuni settori contemporanei come il design.
Tuttavia possiamo confermare, come già scritto nel catalogo della prima edizione di "Industrious Designers" 2001, che la realtà particolare dell'industria in Israele ha fatto sì che si creasse un linguaggio singolare e indipendente caratterizzato da contrasti.
Tra i lavori presenti nell'edizione di "Industrious Designers" 2002 vi sono diversi progetti del gruppo Zag e Creo (Scitex) due ditte israeliane che producono oggetti funzionali di alta qualità, la prima nel settore degli utensili, la seconda in quello della fotografia stampa e scansione digitale. Entrambe, dato il loro alto livello di creatività ed il successo internazionale, sono state recentemente acquistate da ditte straniere (Stanley e Creo).
Originale il progetto "homo galactus", design sperimentale di una stazione orbitale, fantasia che si ispira all'esistenza reale in Israele di una tecnologia dei lanci di satelliti spaziali.
L'altra faccia del design che si presenta quest'anno è quella legata ai contenuti locali, alla specificità del luogo, del clima e della geografia di questo paese, tra questi il vestito da deserto "Desertwear" di Shai Levy, kit da picnic "Spare Chair" che si aggancia alla ruota di scorta della jeep, di Eyal Zur, che racconta l'ossessione israeliana delle gite fuoristrada o il contenitore per bruscolini (semi di girasole) "Clipot", di Zivia, evoluzione di una vecchia abitudine "tribale" di consumare, avvolti in un cartoccio di carta di giornale, quantità di semi come passatempo negli stadi e un po' dovunque.
Tecnologia e semi di girasole, due simboli di un paese ricco di contrasti. Ce ne sono moltissimi e nel design ne ritroviamo alcuni, vediamo i più importanti
Da un lato l'alto livello di sviluppo dell'industria della plastica e dell'high-tech ha contribuito a creare una formazione di alta qualità. Dall'altro la carenza dell'industria del mobile "design oriented" spinge i designer che si vogliano addentrare in questo settore verso percorsi individuali tramite gallerie (tra queste emerge "Periscope" di Tel Aviv) che ospitano e diffondono opere e prodotti in piccola serie o "one-off". Paradossalmente questa mancanza di richiesta di design da parte dell'industria del mobile stimola una creatività libera da vincoli e limiti dettati solitamente dal settore produttivo. In questo terreno vuoto spazia coraggiosamente l'inventiva e la creatività del design israeliano che si situa tuttora in una dimensione pre-industriale, in una fase evolutiva caratterizzata da una certa ottimistica naïveté.
Da un lato la cultura ebraica è una tra le più antiche e che hanno maggiormente influenzato lo sviluppo del pensiero occidentale, dall'altro Israele è uno stato giovanissimo dove la crescita dell'identità è ancora in fase iniziale. Questo contrasto è meno vissuto e meglio risolto in altri ambiti artistici, ad esempio nella letteratura dove esiste comunque una continuità storica con la scrittura ovvero con il testo scritto (La Bibbia) mentre l'assenza di un luogo proprio ed il divieto di raffigurare con disegni o sculture imposto dal secondo comandamento non hanno favorito la creazione di una cultura estetica dell'oggetto, dell'arredamento. Quello ebraico è un popolo che ha abitato il tempo più che lo spazio e che si ritrova a vivere nell' assenza di una tradizione estetica propria, diversamente da ciò che si può rilevare in Europa o in Giappone.
Israele è un paese con frontiere instabili e variabili, più piccolo della Toscana.| COLLEGAMENTI |
| Sharon Peter Shechter 'Beyond Surface' indirizzo web: http://www.archimagazine.com/dsha.htm Articolo di Design sul sito archimagazine.com dedicato ai giovani designers israeliani. |
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