Domenica 7 ottobre si è chiusa la mostra, allestita dall'Istituto del Colore presso la Triennale di Milano, dal titolo "Colore - Casa". L'iniziativa non è nata per offrire una panoramica sul prodotto colorato per l'abitazione, né è stata preparata per presentare o prevedere i prossimi color - trend nell'ambito domestico. "Colore - casa" ha voluto piuttosto proporre una nuova consapevolezza sulle valenze del colore, alla luce delle scoperte e delle ricerche avviate dalle nuove scienze. "Colore" per fare chiarezza sulla natura di una sensazione cerebrale indotta dalla materia vivente che stimola l'essere umano nella sua zona più segreta, più creativa e più libera: il cervello. "Casa" perché una nuova sensibilità non può che proiettarsi direttamente sull'ambiente più intimo all'essere umano: lo spazio abitativo. Bruno Munari, in "Artista e designer" del 1971, scriveva: «Mentre l'artista, se deve progettare un oggetto d'uso lo fa nel suo stile, il designer non ha stile alcuno e la forma finale dei suoi oggetti è il risultato logico di una progettazione che si propone di risolvere nel modo ottimale tutte le componenti di un problema progettuale: sceglie le materie più adatte, le tecniche più giuste, sperimenta le possibilità di entrambe, tiene conto della componente psicologica, del costo, di ogni funzione». In questo ultimo trentennio il progettista industriale ha definito il suo profilo culturale e la sua identità professionale, attingendo i propri strumenti da una larga gamma di discipline. Ha imparato nozioni di economia, di psicologia e di informatica, definendo strumenti sempre più adatti ai suoi scopi (si pensi ad esempio all'evoluzione dei software per il progetto). E quando il designer deve proporre, per un oggetto, il colore? Se non al buon gusto o al trend del momento, si fa riferimento ad una cultura di stampo artistico, che appiccica l'attributo cromatico all'oggetto successivamente rispetto al processo progettuale vero e proprio. Non è un caso che l'assegnazione di un colore, nei software comunemente utilizzati dagli operatori del progetto, sia un operazione distinta e successiva alla vera e propria modellazione formale dell'oggetto.  Fino ad ora si è intervenuto su texture e materiali, sono state migliorate le procedure applicative e le prestazioni dei pigmenti, ma raramente ci si è interrogati sulle effettive qualità cromatiche e su ciò che inducono nell'utente. Oggi abbiamo gli strumenti per farlo: la fisica dei quark (nata non più di trent'anni fa), la neurofisiologia, la psicoendocrinologia che tanto hanno chiarito sul colore e sui suoi effetti psico-fisiologici. E se è importante progettare il colore di un accendino, si potrà prescindere dal definire le caratteristiche cromatiche delle pareti di un ospedale?  |  |
«Nella lingua italiana - scrive Aldo Bottoli, coordinatore dell'Istituto del Colore - il termine "progettare" significa immaginare, ideare e proporre il modo di attuare ciò che si è immaginato. Ora siamo chiamati a progettare il nuovo o riprogettare il vecchio (...) Occorre una nuova formazione, una metodologia per il progetto colore perché, nelle nuove attenzioni per il design specializzato, si deve parlare di progetto e non più di creazione artistica; se lo styling ha ceduto il passo al design, il designer che propone dei colori non si faccia artista ma li decida, progettandoli da color designer». |
autore: Gaspare Tararà |
pubblicato il : 10-10-2001 |
"Il colore è materia complessa, non un attributo estetico appiccicato alle superfici, ma energia elettromagnetica radiante, sensazione ed esperienza" Aldo Bottoli, Istituto del Colore. |
RIVISTE |
Progettare il colore
su Colore
n° 35
luglio-settembre
2001
pag. 7;
editore: Editrice Istituto del Colore s.r.l.;
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